noi siamo una famiglia
Centrale idroelettrica di Fies Energia per il teatro italiano. E ce ne vuole, per arrivare a questa ventottesima edizione di «Drodesera», uno dei festival dell'estate della prosa italiana dedicato alle nuove tendenze della scena contemporanea.
Ma, a differenza delle molte e sempre più numerose kermesse che affollano borghi e paeselli, «Drodesera» di distingue per l'eccezionalità della location, la centrale idorelettrica di Fies e per i temi scelti di anno in anno.
Tema scelto per questa ventottesima edizione, «Noi siamo una famiglia».
La presentazione
“Noi siamo una famiglia”
Ha confini diversi e limiti che sembrano essere stati ampiamente sorpassati, è disordine puro, è nuovo assetto che rende insicuri. Qualcuno, oggi, stenta a riconoscere l’odierna configurazione della famiglia estesa, costretta ad una nuova e forzata convivenza generazionale sotto lo stesso tetto, nel quale nucleo concorrono, per importanza e presenza, i nuovi elementi istituenti.
Alla messa in moto del lineare scambio intergenarazionale si aggiungono le linee oblique dei rapporti trasversali, dove le influenze e le trasmissioni dei saperi, così come le lesioni e le fratture, non appartengono più unicamente al nucleo genitori/figli, in una modificazione dell’intero spettro di scambio, riempito, volontariamente o no, da persone/dinamiche più complesse.
La paura che ne scaturisce si nutre dell’idea di un appiattimento sul contemporaneo/presente, perchè non più volto a guardare il passato, ma sradicamento forzato che non ha nulla a che vedere con l’evoluzione, sentito invece come prepotente segno della degenerazione dei tempi.
Ma nel mutare naturale della società non tutto è perduto.
La famiglia, qualunque sia la sua natura, porta con sé la forza dei legami atavici, le visioni, le implicazioni etiche ed estetiche, i prototipi dei modelli relazionali sulla quale si fonda, le storie.
Esistono famiglie così complicate dal sembrare essere fondate sul caos e sull’errore.
Esistono generazioni così distanti da sembrare slegate e non appartenenti le une alle altre.
Esistono relazioni in grado di passare sistemi di segni emozionali anche attraverso meccanismi disfunzionali.
Quando il presente ci sfugge, quando la contemporaneità divora le forme arcaiche che sostenevano la nostra civiltà e la rendevano forte, perché percorsa da dinamiche riconoscibili, si comincia ad avere paura di aver perso qualcosa di fondamentale.
La nuova famiglia sembra aver lasciato vuoto lo spazio dell’elemento fondante per ricoprire, in un segreto visibile a tutti, il ruolo di social drama, diventando così la rottura di una norma in sé, distruttrice di regole della morale, delle leggi, delle etichette e dei costumi, dando all’esterno un forte senso di disgregazione e annullamento dei legami precostituiti e conosciuti, che da secoli stavano alla base della nostra società.
Anche nella live art, dal teatro alla performance, ci ritroviamo dinnanzi a nuove realtà, a differenze di generi che cambiano velocemente, si trasformano. A famiglie che non sembrano più riconoscibili in quanto tali, a realtà in cerca di identità che credono di averne perduto la matrice.
A volte può accadere che i più piccoli si sentano emergere dal disordine, si credano creature autogenerate e completamente slegate dalle origini, rivendicando il diritto di essere cose a sé stanti, a priori.
In realtà c’è in ogni cosa una matrice fondamentale di appartenenza che, anche nella ricerca di una nuova identità, non la si può ignorare. Le generazioni possono sembrare distanti le une dalle altre, ma non hanno certo smesso di influenzarsi tra loro, in un flusso biunivoco, in modi più o meno evidenti, con segni non sempre immediatamente decodificabili o visibili. Forse meno espliciti, ma non per questo meno potenti, i legami sembrano essere relegati in zone liminali, latenti e oscure, ma nelle quali prolificano impastando e invischiando sottilmente ogni piccola cosa. E riportando il vero valore dei legami profondi allo stato arcaico pur nella rielaborazione di nuove e complesse strategie per la trasmissione del background identitario. Una nuova generazione di performer e creativi arriva a stravolgere un intero sistema. Abbandonata l’arroganza dell’adolescenza, attraversata la foresta nella quale si era compiuto il rito della mutazione, questa next generation ritorna al villaggio, alla società, alla famiglia, ed è in grado di imporsi con estrema delicatezza e di consegnare al pubblico, e alle generazioni che la hanno preceduta, piccole opere incisive, ricerche estreme sul movimento, e indagini sulla quotidianità del sentire. Muovono all’interno di dinamiche del tutto originali o precostituite, ma senza perdere le radici. Portano messaggi e visioni, si fanno domande, a volte camminano nel buio, altre mostrano sicurezze e parole che convincono, in una grande pluralità di genere e situazioni. Ma tutte con capacità crescenti di dialogo col mondo che le ha vomitate, plasmate o fatte proprie, vivendo con forza l’appartenenza come la separazione, scevre dalla paura di ascoltare chi c’è e c’è stato prima di loro, consce della diversità strutturale insita nei legami delle nuove famiglie. La nuova generazione di artisti esce allo scoperto e lo fa conscia della storia intergenerazionale, in un continuo confronto coi miti familiari e individuali, in energici dialoghi coi Padri, in un più grande lavoro di rielaborazione delle proprie identità, indagandone le potenzialità quanto i limiti, riempiendone i vuoti -se mai ce ne fossero- col rinnovamento di codici non estranei alle generazioni che la hanno preceduta e nutrita.
La famiglie esistono ancora, hanno solo cambiato forma.
E noi siamo una famiglia.
Drodesera FIES: il programma
Centralefies.it: il sito del progetto FIES, per conoscere l'attività e gli spazi della Centrale Idroelettrica di Fies (Premio Internazionale della Performance, residenze, ecc.).
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