08 luglio 2009

tassa depurazione, verso la causa

MORI - Hanno pagato per quattordici anni una tariffa non dovuta, rispetto alla quale più e più volte hanno protestato, sempre inascoltati. Finché a dar loro ragione è arrivata nientemeno che una sentenza della Corte costituzionale. La sentenza porta la data del 10 ottobre 2008, però non solo finora non hanno avuto indietro un euro, ma addirittura stanno continuando a pagare. Le ultime bollette dell'acqua, incredibile ma vero, continuano ad arrivare comprensive della quota destinata al servizio di depurazione, nonostante i paesini di Pannone e Varano, nella valle di Gresta moriana, a tutt'oggi non abbiano una rete fognaria in grado di convogliare gli scarichi domestici nel depuratore di Mori. «È una vergogna - commentano in valle di Gresta - non solo perché di fronte ad un caso evidente di incostituzionalità nessuno si prende le sue responsabilità, ma anche perché a tutt'oggi parte della nostra valle è senza fognature. E gli scarichi vanno a finire nel rio Gresta, la cui acqua è utilizzata per l'irrigazione dei campi. Sono quasi vent'anni che le amministrazioni comunali di Mori ci assicurano che a breve la fognatura sarà realizzata, e ancora siamo in queste condizioni». A disporre il pagamento, anche in difetto del servizio, è la legge numero 36 del 1994, nota come legge «Galli», della quale però ben cinque articoli sono stati dichiarati incostituzionali. In parole povere: la legge prevede che chi non dispone del servizio di depurazione paghi ugualmente, con ciò finanziando, tramite un apposito fondo, i lavori per realizzare la depurazione mancante. Mentre la Corte costituzionale ha sancito che questo non sta né in cielo né in terra. Il che significa che chi ha pagato ha diritto al rimborso: si tratta di circa metà bolletta, cioè da 150 euro l'anno per chi vive solo fino a 350 e oltre per le famiglie numerose. Per dieci anni, più gli interessi e l'eventuale danno ambientale vien fuori una somma non proprio da nulla. Ma la Provincia, l'ente locale che quella tariffa ha raccolto per tanti anni, finora nemmeno ha risposto. I nuclei familiari dei due paesini, circa 85 famiglie a Pannone e circa 15 a Varano, in massa si sono rivolti al Codacons per farsi assistere e, se il caso, promuovere una causa collettiva. Che si spera non sia necessaria. «Credo invece che dovremo agire - dice l'avvocato Alessandro Vicari - almeno con una causa singola esplorativa, perché dai segnali avuti finora si prospettano tempi molto lunghi: il Comune di Mori e Trenta hanno prima chiesto tempo per analizzare la questione, quindi si sono chiamati fuori, tirando in ballo la Provincia. Ma la situazione è più complessa: ad esempio, il Comune fino ad una decina di anni fa incassava direttamente. Il problema è che stiamo aspettando gli atti legislativi della Provincia che definiscano come procedere, ma già dall'atto d'indirizzo i segnali non sono buoni. La Pat ha intenzione di riconoscere i rimborsi solo nei casi in cui i Comuni non abbiano nemmeno avviato la progettazione degli impianti di depurazione. Se passasse, non ci sarebbe alcun rimborso. Ma lo ripeto, la situazione è complicata e l'esito non è prevedibile». A breve verrà organizzato un nuovo incontro con le sessanta famiglie che hanno sottoscritto un impegno comune alla lotta dovrebbe definire la strategia.
fonte L'Adige del 08.07.2009
Stiamo a vedere come va a finire: il caso potrebbe fare scuola... (post incostituzionale la bolletta dell'acqua)

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03.01.2009: incostituzionale la bolletta dell'acqua
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3 commenti:

Anonimo ha detto...

Probabilmente la Provincia Autonoma di Trento, con la sua speciale autonomia, continua a pensarla diversamente dalla Corte Costituzionale. Avrà le sue ragioni? In questi casi i comuni si comportano secondo le disposizioni provinciali.

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

Anonimo ha detto...

Perche non:)