quella "sconosciuta" Comunità della Vallagarina
Parliamo della neo Costituita Comunità di Valle che si è riunita per la prima volta lo scorso 29 dicembre.
Lo facciamo partendo da un contributo mandato dal neo consigliere della Comunità della Vallagarina Nicola Zoller brentegano doc e presidente del nostro Consiglio Comunale ultimo uscente.
Un articolo che fa a sua volta riferimento ad un interessante articolo pubblicato da L'Adige e che svela a tutti noi, e a tanti lagarini e brentegani, una realtà disconosciuta, finendo per aiutarci a capire meglio il ruolo assegnato alle neo costituite Comunità di valle in Trentino.
COMUNITA’ DI VALLE: pur con tutti i limiti, sarà chiave di sviluppo
di Nicola Zoller, consigliere della Comunità della Vallagarina
Davvero basilare un recente intervento su l’Adige di Paolo Valente dedicato alle Comunità di valle. Egli parla dell’esperienza altoatesina delle “Comunità comprensoriali” e svela a tutti noi una realtà disconosciuta. Sì, le Comunità esistono anche in Südtirol con il compito di “promuovere e coordinare iniziative per lo sviluppo culturale, sociale, economico ed ecologico”. Le Comunità sudtirolesi/Bezirksgemainschaften sono 7, più Bolzano che rappresenta l’ottavo territorio. Rispetto alle 16 Comunità trentine sono più limitate in numero, anche perché lì i Comuni sono 116 contro i nostri 217; inoltre in Alto Adige i Comuni con meno di 1.000 abitanti sono solo 17 contro gli oltre 100 nel Trentino (per l’esattezza 107 su 217…): tenendo conto che le popolazioni delle due provincie quasi si equivalgono, la situazione trentina appare più frastagliata.
Credo che questi numeri siano stati chiari nella mente dei promotori del Piano Urbanistico trentino del 1967, pensato proprio per “assicurare la partecipazione di tutte le zone della Provincia ai vantaggi dello sviluppo” grazie a una “dimensione nuova con una profonda funzione morale per lo sviluppo umano delle Valli, una funzione a cui i Comuni non potevano sottrarsi, perché superava e integrava i singoli interessi locali di una industria qui ed un ufficio pubblico là, rappresentando un fatto di partecipazione per cui tutte le forze vive di una Valle si riunivano in questa grande unità, urbanizzandola insieme”. Nascevano allora i Comprensori, affrontando un problema storico del Trentino: quello di trovarsi di fronte ad una Provincia dai poteri via via più vasti e – d’altro lato – di fronte ad oltre 200 Comuni. Per molte di queste realtà municipali era chiarissima la difficoltà a ben organizzarsi, a provvedere ad una adeguata programmazione ed era anche evidente l’ impossibilità a farsi valere nel confronto istituzionale con la Provincia. Di qui la necessità di quella superiore unità “morale” fra i Comuni e le popolazioni delle Valli trentine, riunite nella “nuova dimensione”. Sappiamo che l’esperienza concreta tra gli anni ’70 e 2000 non è stata positiva, sia per il mancato passaggio effettivo di poteri dalla Provincia ai Comprensori, sia per carenze di rappresentatività elettiva di quest’ultimi. Ora si è rimessa in moto una possibilità di rinascita individuando, in sostituzione e superamento dei Comprensori, appunto 16 nuove Comunità – con il presidente e i 3/5 dei consiglieri eletti direttamente dal popolo - a cui affidare competenze provinciali in modo pieno: la Comunità dovrebbe cioè diventare un ente locale con funzioni proprie, potendo adottare “le politiche più rispondenti alle esigenze e alle caratteristiche del proprio territorio”. Si partirà dalle competenze in programmazione urbanistica, attività socio-assistenziali, edilizia abitativa e diritto allo studio, ma si prevede che altre attività vengano trasferite – in modo volontario - dai Comuni e soprattutto dalla Provincia.
Questo conciso “amarcord” sulla riforma istituzionale trentina, serve a compararla con l’impianto altoatesino rammentato da Paolo Valente: in Südtirol – egli dice- “la necessità di collaborare e di trattare insieme interessi comuni è reale, ma non così urgente come in provincia di Trento”. Sì, lì oltre ai numeri istituzionali diversi citati all’inizio, c’è anche un partito, la SVP, che “svolge pur sempre un’importante opera di mediazione” tra cittadini e istituzioni. Eppure, nonostante i Comuni siano “solo” 116, si è ritenuto di avvalersi di un ente che assolva “a compiti di carattere sovra comunale delegati dai Comuni membri e dalla Provincia”. E’ vero che in Alto Adige le “Comunità comprensoriali” hanno un ruolo “funzionale”, non sono enti autonomi, assumendo appunto solo un ruolo di coordinamento. Eppure anche ciò è apparso “un’azione di decentramento” necessaria. E’ anche vero che in Alto Adige le Comunità non sono elettive: ma questo finisce per non essere un pregio! “Probabilmente” – afferma Valente - anche lì in molti non sarebbero andati a votare. Ma verso la fine del suo interessante articolo viene citata l’opinione del consigliere provinciale Hans Heiss, secondo cui “le Comunità diventano organo dei sindaci”: ciò – aggiunge – “è efficace, ma si allontana dal modello partecipativo - che dà più spazio ai cittadini - nonché dalla rappresentanza delle forze d’opposizione”. In questi primi anni del millennio – suggerisce Valente - bisognerebbe superare, sia a Trento che a Bolzano, questo deficit di partecipazione. Non a caso nella parte centrale del suo scritto, egli cita addirittura un documento dei vescovi italiani che invita i cittadini “a riappropriarsi della funzione politica”. E tutto ciò diventa – per l’oggi e per l’avvenire - anche un invito a non rinunciare alle poche occasioni in cui i cittadini hanno il diritto/dovere di esprimersi.
Sito della Comunità della Vallagarina
DOCUMENTO POLITICO AMMINISTRATIVO Indirizzi generali di governo
S T A T U T O della Comunità della Vallagarina
3 commenti:
Nicola scatenato alla ricerca di visisilità: che punti alla Presidenza della Comunità di Valle?
p.
Oè Nicolààààààààà.........
Du balls
ma ste comunità de Valle
a che cavolo servono
solo a pagare gente
che fanno gli interessi di chi...
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