03 giugno 2007

la Piovra che mangia l'Italia

Con la pubblicazione del libro "La casta" ad opera di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, è venuto alla luce anche con elementi quantitativi e qualitativi in modo più organico, quanto ormai da tempo si percepiva: la Piovra del sistema politico di questa Seconda Repubblica sta divorando l'Italia. Più di quanto non abbia fatto il sistema dei Partiti nella cosiddetta prima Repubblica. L'entità del costo della politica e la sua incidenza sul sistema economico-sociale "scoperta" con tangentopoli, impallidisce rispetto a quello che emerge in termini di costi e distorsioni dal panorama, incompleto, formulato in questo libro. L'unica differenza è che quel che ieri era illegale, in gran parte oggi è divenuto legale.

Il fatto che questo libro possa generare una sorta di sollevazione simile a quella di tangentopoli, anzichè consolare, preoccupa. Preoccupa perchè quella sollevazione, anzichè avviare a soluzione un problema lo ha aggravato. Anzichè affrontarlo politicamente come qualcuno aveva indicato, le "forze vincenti" di quella stagione hanno preferito utilizzarlo come clava giudiziaria per distruggere una classe politica che, alla prova dei fatti, quella di allora era certamente migliore e più parsimoniosa di quella attuale. In secondo luogo perchè, in questo nostro benedetto Paese dove tutto si crea e nulla si distrugge, è ormai risaputo e risulta evidente che quel che viene "dopo" è sempre peggio di quel che c'era "prima". Quindi tanto varrebbe lasciare le cose come stanno, per evitare che i "nuovi" facciano peggio dei "vecchi".
Da una Nazione a democrazia occidentale, sia pure imperfetta e un po' sgangherata rispetto ai nostri vicini, siamo ormai divenuti un Paese con una Nomenclatura politica tipica dei vari socialismi reali che hanno infestato l'Europa dell'Est nel secolo scorso. Il guaio è che non si vede all'orizzonte niente che possa far prefigurare una nuova alba. Si nota invece un rassegnato e inesorabile crepuscolo tipico di chi è sulla strada della decadenza.
Qualche prova? Basta guardare al sistema dei Partiti.
Nel 1992 si è fatto un referendum per superare la logica del proporzionale per esemplificare il quadro politico riducendo i partiti. Dove nel 1992 c'era un partito, oggi ce ne sono tre. Prendi uno e paghi tre. Fino al 1992, per costituire un gruppo parlamentare ci volevano almeno 10-15 Deputati o Senatori. Oggi ne basta due o tre, anche per aver diritto al rimborso elettorale. Qualcuno aveva suggerito di andare al mare anzichè a votare per quel referendum. Chi è andato a votare, se è onesto, non può che pentirsi per non aver seguito quel consiglio.
Si è fatto un referendum per abolire il finanziamento pubblico ai partiti. Surrettiziamente lo si è introdotto accrescendo notevolmente l'onere.
Si era voluto estraniare i partiti e i politici dalla gestione pubblica, affidando alla politica i compiti di decisione strategica e di indirizzo. Ormai, il sottobosco e il sottogoverno dei partiti si è decuplicato rispetto alla prima repubblica.

Le conseguenze di tutto questo:

  • il popolo degli eletti è di 180.000 unità, tutti con indennità e prebende che nella peggiore delle ipotesi supera lo stipendio di un dipendente pubblico di medio basso livello;
  • il costo della Presidenza della Repubblica è quattro volte quello della Corona britannica;
  • i parlamentari europei italiani godono di un trattamento economico notevolmente superiore ai loro colleghi del resto dell'Unione Europea;
  • i parlamentari nazionali, godono di trattamenti economici esentasse non riconosciuti a nessun altro contribuente, nemmeno a quelli a basso reddito;
  • nonostante questo, e senza alcuna vergogna e impunemente vengono smascherati per pagare in nero i propri collaboratori;
  • se qualche "curioso" vuole conoscere quali redditi dichiara il Presidente del Consiglio o il Ministro delle finanze, aprici cielo.., si avvia la sacra inquisizione, mentre altrove è un diritto riconosciuto ad ogni cittadino;
  • legioni di consulenti ultra pagati, che in parte mascherano ristorni tangentari ai rispettivi protettori politici;
  • creazione di aziende, enti, società in una molteplicità di campi per la collocazione ben remunerata agli scarti della politica;
  • non esistono enti ed istituzioni che non abbiano regalato ai propri appartenenti una quantità crescente di privilegi e benefici collaterali;
  • la cosiddetta classe dirigente parla di solidarietà, socialità equità e rigore per il risanamento dei conti pubblici, ma poi si contraddicono comportandosi come un corpo separato e finanziariamente irresponsabile;
  • si accapigliano sulle pensioni degli italiani, ma non hanno alcuna esitazione ad approvare unanimemente per se un sistema pensionistico con privilegi vergognosi;
  • si dividono su tutte le questioni di interesse nazionali, si combattono come se si fosse alla vigilia di una guerra civile, ma quando sono in gioco i loro interessi e privilegi diventano un partito unico, che più unico non c'è;
  • se incorrono in qualche disavventura sessuale o di droga, ecco che diventa sacra la privacy, quando invece dovrebbe esserci per loro la massima trasparenza, salvo poi innondarci delle loro omosessualità e desiderio di paternità;
  • dovrebbero essere i campioni del buon esempio, invece sono i campioni del cattivo esempio.

Come cambiare questa situazione?
Con una qualche nuova Mani Pulite? Per carità, che Dio ce ne scampi. Di guasti politici a questo Paese la magistratura ne ha fatti tanti, e se siamo in queste condizioni è grazie a quell'intervento.
Con il cambiamento di Governo? Per carità, sotto gli occhi di tutti c'è lo scempio di questi 15 anni, durante i quali li abbiamo provati tutti, senza aver registrato alcuna differenza.
Cambiando noi elettori, forse, perchè in una democrazia la rappresentanza politica è lo specchio del Paese. Quindi se abbiamo una classe politica "approfittatrice", "autoindulgente" con comportamenti "irregolari" se non "illegali" è perchè in gran parte della società nazionale c'è chi approfitta ed è autoindulgente verso i propri limiti, pratica nelle grandi come nelle piccole cose l'irregolarità e l'illegalità verso i propri dovere. Basti pensare alla vastità inaudita e vergognosa dell'evasione fiscale e del lavoro nero che per le sue dimensioni, può essere combattuto solo da uno stato militarizzato.

Quindi, per cambiare l'Italia (e quindi la nostra provincia, il nostro paesello,...), prima è necessario che cambiamo noi italiani, sforzandoci di limitare i grandi nostri difetti nel venir meno ai doveri.
E', forse, l'unico modo affinchè la classe politica sia lo specchio di un popolo migliore.

Un libro "consiglio" per una buona lettura e un invito a consigliare la lettura e lo scambio di libri che avremmo il piacere che altri leggessero... un baratto in piena regola... insomma:

"preparati a saltare da letto in letto!
partecipa anche tu al grande scambio di copia"


Intervista a Gian Antonio Stella a margine del suo intervento “Capitale sociale tra Nord e Sud” al Festival dell'Economia di Trento

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