12 febbraio 2013

il diradarsi dell'oscurità

Giovedì prossimo, in Consiglio Comunale, verrà discussa la mozione per ricordare e commemorare Orazio Mignani e Romolo Mezzetti uccisi dalle SS a Brentonico il 2 maggio 1945 (la mozione promossa dal Gruppo Consigliare Brentonico Futura).
In attesa di giovedì, si vuole fornire un ulteriore contributo di conoscenza al fine di favorire il diradarsi dell'oscurità...

2010, Il diradarsi dell'oscurità: Il Trentino, i trentini nella seconda guerra mondiale 1939-1945 a cura del Laboratorio di storia di Rovereto Volume 3: 1944-1945 (indice)

Il terzo e ultimo volume, affronta, in poco meno di 600 pagine, il 1944 e il 1945, l'ultimo anno e mezzo di guerra. Il periodo più terribile di una vicenda che, ancor più di quanto accaduto durante la Grande Guerra, è stata un crescendo di distruzioni, di lutti, di infamie.
Dall'8 settembre del '43, il Trentino fa parte dell'Alpenvorland ed è diventato di fatto una provincia del Reich. Sul capoluogo, su Rovereto e su altri centri si susseguono i bombardamenti alleati che provocano altre vittime e altri danni. Sul fronte interno cresce la resistenza al nazismo che colpisce con estrema durezza. Avvalendosi anche dei servigi della famigerata "Banda Carità" (dal nome del suo capo, Mario Carità), un manipolo di fascisti toscani spietati e senza scrupoli. E avvalendosi anche, talvolta, della collaborazione degli uomini del CST (Corpo di sicurezza trentino).
La lotta per la libertà prende i nomi di giovani donne e giovani uomini coraggiosi - Ancilla Marighetto (Ora), Clorinda Menguzzato (Veglia), Tina Lorenzoni, Giannantonio Manci, Mario Pasi - che sacrificano la vita in nome della democrazia. Dei quindici martiri del 28 giugno 1944, brutalmente trucidati dai nazisti. E dei tanti altri che si dimostrano capaci di opporre le armi della dignità e della fermezza alla violenza dell'oppressore.
Mantenendo l'impianto che caratterizza le prime due uscite - anni 1939,1949 e 1941 per il primo volume e anni 1942 e 1943 per il secondo - anche il terzo tomo è una cronologia per immagini. Raccoglie centinaia di fotografie che seguono lo svilupparsi degli eventi e ce li fanno rivivere con i volti e le parole di coloro che li hanno vissuti. Gli album fotografici, quasi sempre inediti, sono l'altra faccia della guerra. Vista "dal di dentro". Dalla parte dei soldati tedeschi che si fotografano sorridenti con le ragazze. Dalla parte dei partigiani che fotografano i funerali di "Fumo", il loro comandante caduto sul campo. Dalla parte degli artisti trentini che fissano su fogli da disegno momenti, a volte anche sereni, di lunghe prigionie. Infine le le lettere e le pagine di diario che sono, a loro volta, altrettante istantanee scattate su una terribile realtà.
E poi le storie. Storie grandi e piccole. Di uomini e di donne. Storie sconosciute e storie sulle quali era sceso un velo di colpevole oblio.
Su tutte, nel capitolo Le morti inutili (pag.456) sono descritte le storie di Dionigio Costaraoss, Domenico Scalzer, Flavio Manzi, Alfredo Girardelli, Marco Deimichei e Vito Fracchetti, La strage di Strigno, La strage di Carbonare, Bernardino Azzolini e Cornelio Prezzi, Lino Carmellini, Ernesto Debiasi, Orazio Mignani e Romolo Mezzetti, Carlo Rossi e Carlotta Rossi, Amedeo Lajolo, Ignazio Paissan, Carlo Piz, Giuseppe Giovannini, Attilio Setti.
Nel Volume III: 1944-1945, all'interno del Cap. Le morti inutili, a pag.465 si legge:
Orazio Mignani e Romolo Mezzetti
Orazio Mignani nasce ad Anzola dell'Emilia nel 1920. Operaio meccanico, a Bologna si unisce ai partigiani con il nome di «Ateo».
Romolo Mezzetti nasce a Malalbergo nel 1917, operaio a Bologna, comandante partigiano con il nome di «Uragano».
Catturati entrambi nel dicembre 1944, dal carcere di San Giovanni in Monte (Bologna) vengono deportati nel lager di Bolzano.
All'apertura del campo, si dirigono verso sud. Il 2 maggio sono a Brentonico, dove cercano contatti con il Cln locale. Fermati da una pattuglia di SS, vengono costretti a lavori di sgombero e interramento di munizioni ai margini dell'abitato. Nel pomeriggio i tedeschi sono visti rientrare in paese senza i due giovani: i loro corpi, sommariamente sepolti, vengono trovati poco dopo la partenza dei militari.
Un drappo rosso con un numero e la tessera del Cln del campo di concentramento di Bolzano intestata a Mezzetti, rinvenuti sulle salme, permettono ai carabinieri locali di avviare le ricerche per la loro identificazione (nella foto I documenti del campo di Bolzano rinvenuti sulle salme di Mignani e Mezzetti). Il reparto di SS, comandato da Alois Schintlholzer, si ritira dalla zona di Brentonico, dove è dislocato, per tentare un'ultima offensiva contro l'avanzata degli alleati e si dirige verso la base di Predazzo. Il 3 e 4 maggio si renderà protagonista delle ultime stragi a Stramentizzo e Molina di Fiemme.

fonte dei testi tratti dal Laboratorio di storia di Rovereto

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